Dalla fine di giugno 2025, una notizia fa notizia: il cioccolato fondente può contenere quantità significative di cadmio, un metallo pesante classificato come cancerogeno certo (IARC 1). L’indagine UFC-Que Choisir mostra che una singola tavoletta da 20 g può contenere fino a ~9µg di cadmio, una percentuale significativa dell’assunzione tollerabile, soprattutto per i bambini e i grandi appassionati di cioccolato.
Il cioccolato fondente contiene cadmio: perché e a quali livelli?

Il cacao “pompa” naturalmente il cadmio presente in alcuni terreni. In pratica, più alto è il contenuto di cacao nel cioccolato, più alto è il potenziale contenuto di cadmio. L’Unione Europea ha inquadrato questi livelli dal Regolamento (UE) n. 488/2014:
- < 30% di cacao (latte): ≤ 0,10 mg/kg,
- 30-50% di cacao: ≤ 0,30 mg/kg,
- ≥ 50% di cacao (scuro): ≤ 0,80 mg/kg,
- cacao in polvere venduto al consumatore: ≤ 0,60 mg/kg.
I livelli variano a seconda dell’origine dei semi e della geologia del terreno: diversi studi dimostrano che i livelli sono spesso più elevati in alcune aree dell’America Latina (terreni vulcanici, sedimenti alluvionali acidi) rispetto all’Africa occidentale. Ciò è dovuto principalmente al terroir (pH, vulcanismo, sedimentazione), non al metodo di coltivazione.
Cosa significano questi dati per i consumatori?
L’EFSA ha fissato una dose settimanale tollerabile (TWI) di 2,5 µg/kg di peso corporeo/settimana (≈ 0,35 µg/kg/giorno). L’analisi di Que Choisir sottolinea che una barretta da 20 g può rappresentare una frazione significativa di questo tetto, o addirittura avvicinarsi ad esso per un bambino. In altre parole, anche senza superare le soglie legali, il cioccolato fondente contribuisce in modo significativo all’esposizione totale.
Notizie recenti: contaminazione diffusa oltre il cioccolato
L’allarme non è arrivato dal nulla. All’inizio del 2025, il programma televisivo Zone Interdite (M6) ha rivelato la presenza di tracce di cadmio in 41 pagnotte di pane su 41 testate, indicando nei fertilizzanti fosfatici la fonte principale per i cereali (pane, pasta). Nel giugno 2025, diversi gruppi di medici hanno parlato di una “bomba sanitaria”, chiedendo limiti più severi per i fertilizzanti e misure di screening. I media europei hanno riportato questi risultati (pane, cereali, patate).
Per quanto riguarda la regolamentazione dei fertilizzanti fosfatici, l’UE ha fissato un limite di 60 mg Cd/kg di P₂O₅ nel 2022, con la prospettiva di una riduzione a 20 mg/kg entro il 2034, in linea con le raccomandazioni dell’ANSES.
Infine, i programmi di biomonitoraggio (ESTEBAN) confermano che la popolazione francese è largamente impregnata, con fattori determinanti come l’alimentazione e il fumo (una delle principali fonti non alimentari).
La conclusione è che il cioccolato fondente non è l’unico responsabile, ma si aggiunge ad altre fonti alimentari e ambientali: da qui l’importanza di agire su tutti i fronti piuttosto che concentrarsi su un singolo alimento.
Dobbiamo smettere di mangiare cioccolato? No… ma adottare alcuni semplici accorgimenti
- Moderare le porzioni, soprattutto per i bambini e quando il consumo è molto regolare.
- Variare le origini e le percentuali di cacao (a parità di condizioni, un cioccolato al 70-85% contiene spesso più cadmio di un cioccolato al 50-60%).
- Variare i dolci (non solo il cioccolato fondente, che è molto ricco di cacao).
- Fate attenzione all’assunzione di minerali (ferro, zinco, calcio) e smettete di fumare: alcuni nutrienti e l’assenza di fumo limitano l’assorbimento e/o gli effetti del Cd.
Perché parlare di “alimenti depurativi”? Il ruolo delle fibre… e della clorella
La fibra alimentare, un alleato quotidiano
Diversi studi (rassegne, studi sperimentali) suggeriscono che alcune fibre (crusca di grano, pectina, amido resistente, ecc.) possono intrappolare il cadmio nell’intestino e limitarne l’assorbimento, proteggendo al contempo il microbiota dagli effetti deleteri dei metalli. Senza trasformare la fisiologia umana, una buona “base di fibre” aiuta a ridurre la biodisponibilità di parte del cadmio ingerito. Privilegiate quindi legumi, cereali integrali, frutta e verdura e, se necessario, le fibre funzionali.
La clorella: un “sensore” naturale documentato dalla ricerca
La clorella è una microalga ricca di fibre, clorofilla e antiossidanti. La letteratura preclinica dimostra che può ridurre l’assorbimento e l’accumulo tissutale del cadmio e aumentarne l’eliminazione fecale, attenuando al contempo l’infiammazione/ossidazione attraverso le vie Nrf2/NF-κB. Studi in vitro hanno confermato la sua capacità di biosorbire il Cd (i dati sull’uomo sono più limitati ed eterogenei). La clorella è utilizzata come integratore di una dieta protettiva).
Uso abituale (indicativo): 3-5 g al giorno in polvere o in compresse, nell’ambito di una dieta ricca di fibre e di idratazione; scegliere una clorella di qualità (tracciabilità, controlli dei metalli pesanti).
Clorella organica ultra pura

FAQ espresse
Il cioccolato nei negozi è conforme alla legge?
Sì, la maggior parte è conforme ai limiti europei; ciò non impedisce un contributo significativo all’esposizione cumulativa (a seconda della percentuale di cioccolato nella dieta, dell’età, del peso, ecc.)
Come posso ridurre la mia esposizione senza rinunciare al cioccolato?
Alternare le percentuali e le marche, limitare la frequenza/dimensione delle porzioni e aumentare le fibre (legumi, crusca d’avena/grano, frutta/verdura). Un integratore di clorella può completare questa strategia nutrizionale.
Perché si parla tanto di cadmio nel 2025?
Perché le indagini e gli appelli dei medici hanno evidenziato una contaminazione diffusa (pane, cereali, patate, ecc.) e chiesto limiti più severi per i fertilizzanti.
Dovrei smettere di mangiare cioccolato?
Dovresti smettere di mangiare cioccolato? No. Ma è meglio rimetterlo al suo posto: come piacere misurato, in particolare per i cioccolatini ad alto contenuto di cacao e per i bambini. Allo stesso tempo, l’aumento delle fibre e l’aggiunta di “sensori” naturali come la clorella contribuiranno a limitare l’assorbimento e a favorire l’eliminazione del cadmio nell’ambito di una strategia globale: diversità alimentare, scelte consapevoli e vigilanza sulle altre fonti (cereali, tabacco, ambiente).